Legge delega sul gioco d’azzardo, le carte non può darle solo il ministero dell’Economia

Alea, AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, campagna Mettiamoci in gioco, movimento Slot Mob e Associazione per i giocatori d’azzardo e le loro famiglie (A.GIT.A.) hanno condiviso un primo esame della bozza, per ora ufficiosa, della legge delega per il riordino della materia del gioco d’azzardo. Le organizzazioni citate plaudono al fatto che si proceda a una regolamentazione rigorosa del settore del gioco d’azzardo, cresciuto in questi anni in modo abnorme e disordinato, causando notevoli problemi sanitari, sociali ed economici. Appare evidente, tuttavia, che le istituzioni debbano prioritariamente tutelare, con una nuova legge, il benessere dei cittadini, a cominciare dal diritto alla salute, minacciato da un’offerta di gioco d’azzardo pervasiva e aggressiva, coniugando il diritto inalienabile alla salute con la tutela del lavoro e dell’occupazione.
A tal proposito Alea, AND APS, Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, Mettiamoci in gioco, Slot Mob e A.GIT.A. sottolineano i seguenti punti:

1. La definizione del relativo decreto legislativo, o di più decreti delegati, non può essere realizzata esclusivamente dal ministero dell’Economia e delle finanze, perché il gioco d’azzardo è un fenomeno complesso che riguarda diversi e cruciali aspetti: sanitario, sociale, familiare, dell’ordine pubblico e, ovviamente, economico. Dunque, l’eventuale delega attribuita al governo dal Parlamento dovrebbe essere oggetto di un confronto preliminare congiunto tra ministero della Salute, ministero degli Interni, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ministero dell’Economia, coinvolgendo i ministri per gli Affari regionali e le autonomie, le Pari opportunità e la famiglia, le Politiche giovanili.

2. È miope e inopportuno vincolare la regolamentazione del settore dell’azzardo all’invarianza del gettito fiscale. Le implicazioni sociali e sanitarie che il fenomeno presenta, con un’ampiezza e una gravità singolari, non possono essere compresse in funzione del mero interesse dello Stato a preservare le proprie entrate fiscali. Vanno contemperati interessi di natura pubblica differenti, proprio al fine di prevenire costi diretti e indiretti inerenti alla diffusione del gioco d’azzardo. Un’esigenza riconosciuta dalla stessa Corte dei Conti.

3. Va, piuttosto, promossa una significativa riduzione dell’offerta del gioco, attraverso una specifica programmazione territoriale, e una contemporanea diminuzione della domanda che richiede specifiche azioni di prevenzione con finanziamenti adeguati.

4. La legge delega deve tener conto delle competenze delle Regioni in materia di programmazione sanitaria, come confermato dalle sentenze della Corte Costituzionale nelle quali è pienamente legittimato l’intervento legislativo delle Regioni per regolamentare l’offerta del gioco d’azzardo nel proprio territorio.

5. La legge delega dovrebbe, infine, tener conto delle sentenze della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) che hanno confermato la legittimità degli interventi regolamentari dei Comuni in materia, all’interno delle proprie specifiche competenze.

“L’offerta dei giochi – quella legale – che dovrebbe contenere in sé una visione regolata, attraverso una pianificazione che fa capo allo stato,” afferma Amelia Fiorin, presidente dell’Associazione Alea, “ad oggi vede ancora l’imprenditoria privata quale beneficiaria dei ricavi del gioco, il ministero dell’Economia destinatario di un sicuro rendimento e il sistema sanitario e sociale pubblico, le famiglie, le comunità locali sopportare i costi della dipendenza da gioco d’azzardo. Dal 2000 ad oggi questa è stata una discrepanza importante e complessa da gestire da parte del servizio sanitario pubblico e del privato sociale. Con questa legge si auspica un maggiore equilibrio tra le parti in gioco.”
“In Italia almeno 1.500.000 giocatori d’azzardo sono già malati e 1.400.000 sono a rischio di diventarlo”, nota Daniela Capitanucci, presidente di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS. “Ognuno di loro, con il suo comportamento fuori controllo, nuoce ad almeno altre sette persone delle proprie reti familiari, amicali e lavorative: sono più di venti milioni di persone che non devono essere dimenticate! L’obiettivo di una buona legge di riordino deve quindi essere quello di contenere e ridurre il numero di malati d’azzardo nel nostro paese per evitare l’effetto domino di una vera e propria epidemia.”
“L’azzardo non crea vero sviluppo”, chiarisce Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II. “L’esplosione dilagante della sua offerta che aggrava la situazione delle famiglie sovraindebitate e a rischio usura, necessita di interventi normativi che mettano al centro il loro recupero integrale: economico, sociale e della salute.”
“In un tempo nel quale, anche a causa della guerra, le povertà aumentano, è sempre più inaccettabile che lo stato intenda fare cassa attraverso il gioco d’azzardo”, dichiara don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco. “Ci auguriamo che la politica, da troppo tempo silente sul tema, non si pieghi agli interessi delle lobby.”
“Per noi di Slot Mob”, afferma Carlo Cefaloni, del movimento Slot Mob, “la riduzione dell’offerta dell’azzardo di massa si accompagna alla messa in discussione del sistema delle concessioni statali alle multinazionali dell’azzardo come questione di democrazia economica.”
L’auspicio delle organizzazioni citate è che su una questione tanto sensibile e complessa il governo e il Parlamento recepiscano le analisi e le proposte che la comunità degli operatori e degli studiosi formulerà, per una soluzione istituzionale che rispetti il primato dell’interesse pubblico e dell’integrità della persona.

Info:
Mariano Bottaccio
cell. 329 2928070 – email: ufficiostampa@mettiamociingioco.org

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